I modelli nella relazione psicologica

09/11/2023

Vi è in psicologia la tendenza sempre più diffusa a considerare le relazione come fenomeno originario, rispetto alla costituzione individuale, nel senso che l'individuo si riconosce sempre a partire da una relazione e non come individualità isolata che instaura relazioni.

Un individuo attua modelli di relazione che hanno costituito per lui un buon equilibrio fra la sua identità e le richieste dell'ambiente in cui vive. 

Un modello di relazione può essere l’atteggiamento introverso, dominante, allegro che mettiamo in scena anche in maniera differente con differenti persone. Questi modelli sono sostanzialmente stabili e la loro funzione è adattiva.

Tali modelli possono entrare in crisi anche frequentemente, poiché i contesti in cui viviamo sono complessi, o i modelli che adottiamo non sono appunto adattivi, nel senso che non funzionano e ci procurano svantaggio. 

Nella vita i modelli vanno perció in conflitto con le nostre aspettative e o ricevono un feedback negativo dall'ambiente (L.Festinger). Per la teoria del campo di K.Lewin, i conflitti possono essere del tipo:

  • avvicinamento-avvicinamento quando il modello adottato, solitamente funzionante (es. l'introversione e il silenzio), entra in conflitto con un'alterantiva attraente (es. la dominanza o l'atteggiamento autoaffermativo), come nella favola di Buridano. Per esempio, se stavi a tuo agio nel silenzio ma volevi l'attenzione di qualcuno.

  • allontanamento-allontanamento quando il modello risulta già fallimentare e, di più, porta ad un problema inaccettabile. In questi casi, se è stato possibile, la soluzione è avvenuta con l'uscita dal campo. Per esempio se dire la tua ti faceva star male, ma il silenzio è ancora peggio e sei scappato via.

  • avvicinamento-allontanamento quando il modello porta ad una meta, apparsa ad un tempo piacevole e spiacevole. Per esempio un determinato atteggiamento da bambino ti dava un vantaggio, ma sta risultando desueto perché stai diventando adulto.

  • doppio conflitto in cui si riproduce la situazione precedente, solo che in due o più aspetti della meta sono apparsi contemporaneamente attraenti e non. In questo caso, quando anche la fuga è impossibile, è facile l'insorgenza di una malattia mentale, come la schizofrenia (P.Watzlawick). In psicologia sistemica si parla di doppio legame.

Queste situazioni conflittuali pongono in dissonanza cognitiva, perciò abbiamo dovuto adottare migliori modelli di relazione, o ci siamo chiusi nella solitudine, o peggio ci siamo ammalati.

In psicologia sistemica, parlare di modelli di relazione significa metacomunicare sulla medesima relazione, cioè individuare le regole del gioco interagito dai soggetti, a prescindere da ogni considerazione sull'intenzionalità o sulla consapevolezza dei comunicanti. In altre parole non potremmo, nè noi nè gli altri, mai essere consapevoli dei nostri modelli di relazione perché dovremmo adottare un punto di vista meta e ció è impossibile. Per approfondire leggi G.Bateson.

Se per esempio da bambina si metacomunicava che tua madre era remissiva, adotterai lo stezzo modello o detesterai la remissività, per esempio, come situazioni limite. Questi modelli sono fragili e possono facilmente entrare in crisi.

In psicologia clinica si parla di analisi della domanda quando si pone così attenzione ai modelli che il cliente agisce nella vita e che perciò riproduce nella relazione con lo psicologo.

In psicoanalisi non si parla di modelli di relazioni, piuttosto di relazione oggettuale a proposito del rapporto del soggetto con gli oggetti del mondo esterno e con gli oggetti interiori. La relazione del paziente con il terapeuta è connotata da proiezioni transferali e controtransferali ed è motivo di interpretazione del terapeuta.

Francesco Santini, Psicologo.