Il disagio dei giovani dopo la pandemia

05/05/2023

Ciò che è avvenuto durante la pandemia ha aumentato i disagi psicologici e i disturbi legati all'abuso degli strumenti tecnologici (telefonini, tablet, videogame) negli adolescenti. Anche se questi problemi erano già stati evidenziati in periodo di lock-down, tornare alla vita di prima non ha significato per molti tornare allo stesso livello di attività sociale di prima, sia in termini scolastici che di rapporto fra pari.

I disagi delle ragazze e dei ragazzi vengono costantemente studiati. Se si pensa al "bonus psicologo", il 60% delle domande arriva dagli under 35, ben il 16% dagli 0 ai 18 anni. Secondo una recente indagine dell'Unione degli Studenti 9 studenti su 10 afferma di provare ansia durante le verifiche a scuola e ben il 60% dichiara di aver avuto almeno un attacco di panico durante la propria carriera scolastica.

L'uso di benzodiazepine (ansiolitici) è molto diffuso anche sotto i 13 anni. La generazione dei più giovani sta pagando più di tutti gli effetti della pandemia e la coda degli effetti non accenna a diminuire. Solo nell'ultimo anno c'è stato un aumento di richieste di aiuto ai pronto soccorso da parte degli adolescenti di oltre il 40% (fonte). I motivi piú frequenti di emergenza è che si fanno del male. Si tagliano e pensano di voler morire. Il tentativo di suicidio è uno dei temi che ricorre più spesso.

Uno dei problemi che anche oggi i ragazzi si trascinano dal lock-down è l'aggregazione che si fa fatica a recuperare. Avendo dovuto rinunciare al confronto e alla sfida sociale, se ne è percepito un certo vantaggio. I giovani, non dovendo più confrontarsi con i pari, hanno potuto rilassarsi in camera, isolandosi. Adesso però si fa fatica a ritrovare quelle sfide che tengono attivi, partecipi e aiutano a crescere. 

Nei periodi di stress come la pandemia o la guerra, i disturbi mentali tandono ad aumentare e fra questi in particolare l'ansia. Quasi tutti noi abbiamo provato ansia nella vita. L'ansia ci blocca: per esempio a causa dell'ansia non si viaggia. In particolare l'ansia sociale è la paura di confrontarsi con gli altri. Capita anche da piccolissimi, quando i bambini all'asilo piangono perché non vogliono separarsi da mamma e papà. Già in epoca prescolare sarebbe in teoria possibile trovare i primi segni d'ansia che ci caratterizzeranno da adulti. Se non viene gestita e non si aiutano i bambini a elaborarla, se si lasciano soli con tablet e telefonini, questa "monta" nel tempo e diventa sempre piú difficile da curare.

I giovani ricorrono infine a forme di anestetico come la cannabis o l'alcool. Sappiamo che in certi tipi di esercizi commerciali è facile per i giovani accedere a queste sostanze abbastanza facilmente, anche se minorenni. Fra queste "sostanze" vanno inserite anche le tecnologie, che sono piacevoli se ne viene fatto un uso ricreativo, dannose se vengono abusate. I social permettono di estraniarsi dal mondo e di attenuare ansie, paure e sofferenze. Ma se l'uso diventa abuso anche in questi casi gli effetti negativi sono di gran lunga maggiori di quelli benefici di "anestesia".


Sono Francesco Santini, uno psicologo clinico che dedica particolare attenzione al tema del cambiamento e alle difficoltà legate ai percorsi e alle fasi della vita.

Ho studio a Castiglion Fiorentino (Arezzo) in Corso Italia 42.