La componente narcisistica del telefonino

06/26/2023

In Friuli Venezia-Giulia è nata l'idea del patentino sullo smartphone. Questo dopo più di dieci anni di ricerca dell'associazione Media Educazione Comunità a fianco delle scuole e dei genitori.

Sappiamo tutti che è cambiato sensibilmente il modo in cui i ragazzi utilizzano il telefonino. Si è anticipata di molto l'età dei digitali. Se in prima media avere uno smartphone era un'eccezione, adesso l'eccezione e NON averlo. Molte scuole stanno chiedendo con sempre più urgenza aiuto per gestire situazioni delicate nate dall'uso scorretto di whatsapp o delle app in generale. Come fare a sostenere le scuole, i ragazzi e i genitori in maniera sistematica? Un laboratorio di due ore, oppure lavorare a macchia di leopardo non cambia molto.

Così è nata l'idea del patentino digitale. Qualcosa di realmente concreto che lasci veramente qualcosa agli studenti, coinvolgendo per primi gli insegnanti. La regione Friuli Venezia Giulia ha creduto in questo progetto coinvolgendo 120 scuole per quattro anni. Adesso è finito il terzo dei quattro. Il progetto si compone di cinque moduli o aree tematiche. Sono previsti incontri con i genitori, il momento del test finale e la cerimonia conclusiva che coinvolge l'intera comunità (fonte).

Non si tratta di una mera sensibilizzazione, ma la costruzione di competenze attraverso compiti di realtà, situazioni reali in cui i ragazzi hanno dovuto mettersi in gioco assieme alle famiglie. Un compito è stato per esempio lo stare (genitori e ragazzi) un'intera giornata senza internet e poi raccontare l'esperienza, com'era andata. Ci sono stati molti aneddoti interessanti. Molte scuole hanno deciso di rinnovare il progetto del patentino autonomamente per i primi anni giá prima della conclusione del progetto prevista nel 2024.

Non si è trattato di lezioni frontali, ma di esperienze di laboratorio dove si è stimolato i ragazzi a riflettere e a porsi dubbi, cercando soluzioni positive in gruppo. Da sottolineare il fenomeno che i ragazzi hanno espresso un grandissimo bisogno di parlare di queste cose.

L'obiettivo è in realtà lavorare sui genitori: l'elemento più fragile e sensibile da raggiungere. Il progetto si chiama patti digitali, sviluppato assieme alla Bicocca di Milano, un "seme" per far capire che anche i genitori devono essere aiutati a diventare parte attiva.

Il problema è lo sviluppo di dipendenza da smartphone. I ragazzi nativi digitali la stanno sviluppando, e alcuni adulti l'hanno già sviluppata da pochi anni. Secondo un'indagine degli Stati Uniti del 2016, il 50% dei teenager si proclama dipendente dal proprio smartphone e incapace di resistere alla pressione di un messaggino o chiamata (fonte).

La dipendenza è data dalla gratificazione: il telefonino ci da quello che vogliamo, senza quasi mai deluderci. Tale gratificazione, come tutte le gratificazioni, passa attraverso i mediatori neurochimici, ma è molto piú potente che nelle normali relazioni. È come uno shot

Alcune ricerche dimostrano che, attraverso il telefonino, la gratificazione ci arriva di più quando riceviamo attenzione rispetto a quando la diamo (fonte). Se da una parte è soltanto gratificante "vedere" il social, vedere anche che abbiamo ricevuto dei like o dei commenti dà una forte reazione neurochimica di gratificazione, mentre quando siamo noi a commentare gli altri c'è una asimmetria, nel senso che non scatta la stessa gratificazione.

Questo nelle interazioni reali non avviene. Nelle interazioni reali siamo ugualmente gratificati sia che riceviamo, sia che diamo attenzione. In altre parole, attraverso lo smartphone siamo gratificati solo nella componente narcisistica dei nostri bisogni. Meno gratificati quando siamo noi ad andare verso l'altro e più invogliati ad esibirci. Meno a provare empatia e desiderio di soddisfare l'altro, molto piú ricerca di approvazione di come siamo, che siamo fatti bene e che piaciamo.

Questa osservazione è interessante nel momento in cui mancano ricerche nel lungo periodo di questo apprendimento alla gratificazione narcisistica, piuttosto che altruistica.

Quando in una situazione che ci piace tiriamo fuori il telefonino e fotografiamo o filmiamo, viviamo nel là ed allora e non nel qui ed ora. Anticipiamo nuovamente la gratificazione narcisistica che ci verrà "somministrata" quando riceveremo i like che desideriamo.

Online vigono altre regole, che devono essere conosciute. Non si tratta solamente di riflettere sul telefonino, ma anche su di noi che vi interagiamo. Si tratta quindi di adottare una visione meta, dove noi siamo diversi quando interagiamo con il telefonino, piuttosto che con altre persone. É vero che interagiamo comunque con delle persone reali, ma è anche vero che il sistema di interazione è profondamente diverso.

Ma forse la psicologia, la letteratura e la filosofia, stanno tentando di comprendere ed accompagnare l'umanità criticamente, quando oramai le cose sono fuori controllo: l'umanità digitale sta raggiungendo un radicale cambiamento del modo in cui interagiamo con gli altri e con noi stessi. In altre parole: cosa direbbe un romano antico dei cambiamenti, non solo della tecnologia, ma anche del modo in cui ci rivolgiamo fra di noi, rispetto ai suoi? Probabilmente ne risulterebbe sconcertato. Probabilmente troverebbe molti lati negativi. Quando raggiungeremo una società profondamente narcisistica e per nulla altruistica, non capiremmo come potevamo vivere diversamente nel ventesimo secolo.

Francesco Santini, Psicologo.