Omosessualità in Psicologia
L'omosessualità è l'inclinazione dell'interesse sessuale verso individui appartenenti al proprio sesso. L'inquadramento nosologico dell'omosessualità e la sua rubricazione nelle derivazioni sessuali ha suscitato numerose controversie. Dal punto di vista culturale si puó dire che tutte le culture ospitano persone a comportamento omosessuale, e che ogni individuo attraversa una fase omosessuale fisiologica. Le teorie sull'origine dell'omosessualità rientrano in due classi generali: quella biologica che impegna le sue ricerche fra la corrispondenza tra il sesso anatomico e quello fisiologico, e quella psicologica che ha fornito diverse interpretazioni di S.Freud (Il complesso di Edipo), M.Klein (La regressione al seno materno), S.Ferenczi (Omoerotismo soggettivo e oggettivo), C.G.Jung (La componente controsessuale), G.Groddeck (Il primato dell'omosessualità).
Si è soliti distinguere un'omosessualità attiva che si esprime nel ruolo maschile, da una passiva che si esprime nel ruolo femminile. Si parla di omosessualità manifesta (per chi, uomo o donna, si manifesta come omosessuale al mondo) e di un'omosessualità latente (chi non ha fatto ancora outing). C'é infine un'omosessualità situazionale per mancanza di individui di sesso opposto, bisessuale che non esclude l'eterosessualità e sublimata che non si esprime in comportamenti omosessuali, ma lascia la sua traccia in opere e produzioni creative di carattere omosessuale.
Da U.Galimberti, Dizionario di Psicologia, UTET, 1994
A coloro che si domandano se si nasce o si diventa omosessuali, rispondo che si nasce dotati di una disponibilità erotica amplissima, rivolta prima di tutto verso se stessi e la madre e poi via via rivolta verso tutti gli altri, indipendentemente dal loro sesso, e verso il mondo, e che si diventa eterosessuali o omosessuali rimuovendo successivamente gli impulsi omoerotici nel primo caso, rimuovendo quelli eterosessuali nel secondo caso.