Quando il cibo diventa nemico

06/01/2023

I disturbi alimentari stanno aumentando soprattutto fra i giovani e i giovanissimi. È un tema decisamente attuale poiché con la pandemia da COVID c'è stato un netto incremento dei casi (fonte). Caso più eclatante è l'aumento fra le giovanissime: ragazze dai 12 anni, con sintomi di anoressia con andamento anche molto rapido e con bisogno di cure di alta intensità (ovvero di ricoveri). 

È necessario sensibilizzarsi, anche rispetto agli inizi del disturbo, per cogliere il significato dei sintomi ed intervenire al più presto.

Quando si parla di disturbi aimentari ci si riferisce generalmente all'anoressia nervosa, all'aspetto scheletrico che richiama molto l'attenzione. Ma bisogna ricordare che nei disturbi alimentari c'è anche la bulimia nervosa: a differenza dell'anoressia, dove prevale il controllo, nella bulima prevale la perdita di controllo: ragazze che fanno abbuffate e poi tentano di compensare gli effetti delle abbuffate vomitando, prendendo lassativi, o facendo sedute interminabili in palestra. Infine c'é il binge eating, in cui ci sono le abbuffate, ma non i comportamenti di compensazione o di eliminazione: tipicamente queste persone sono sovrappeso.

Per le ragazze anoressiche il rapporto con il cibo è conflittuale e tipicamente si mangia sempre meno. Aspettare, lasciare che la ragazza si prenda il suo tempo per superare una situazione che sembra problematica solo a livello relazionale (si lascia con il suo ragazzo, non si sente partecipe con le amiche, dice di non piacersi..) è sbagliato. Le ragazze arriveranno a smettere di mangiare. Nel non far niente, nell'aspettare che le passi ci si ritroverà a dover "correre ai ripari", ci si ritroverà nell'emergenza.

Nell'anoressia, le ragazze rifiutano il cibo, ma anche tutto quello che può dar loro nutrimento, come l'amore o l'amicizia. Si chiudono, si isolano. Restano al buio. Accanto alla manifestazione in atto con il cibo, manifestano una chiusura totale con il mondo per cui passano il tempo chiuse in stanza, spesso al buio, a letto. Vanno a scuola e non fanno altro. 

I rapporti con i genitori diventano sempre più difficili e complessi: la riservatezza, la timidezza, l'isolamento, il rifiuto o la difficoltá di avere un dialogo sono caratteristiche comuni. Non ridono più. Il carattere sembra cambiare: una persona riservata che diventa rabbiosa (leggi: La conquista della Rabbia). Anche le ragazze percepiscono questo cambiamento e dicono di se: "Non sono più io". 

Vi è un'attenzione esagerata rispetto all'immagine corporea per cui richiedono attenzione: "Come sono le cosce? Com'é la pancia?", "Come mi vedi?". Tutti questi sono segnali. Non sono cose che “magari capitano” a tutti i ragazzi, che vengono ma poi passano. Nel disturbo alimentare tali comportamenti sono persistenti, anzi peggiorano.

È difficile chiedere aiuto perché spesso queste ragazze sono convinte di non averne bisogno. Se vengono portate di forza da uno psicologo, sono capaci di stare zitte per tutti i 60 minuti. Ciò dimostra tra l'altro la loro grande determinazione (ascolta La storia di Laura). Il problema dei disturbi alimentari è che sono vissuti da chi ne soffre piú come una soluzione che una malattia. Queste ragazze infatti affermano di sentirsi meglio quando controllano il cibo. Non un capriccio, ma la mancanza di consapevolezza è caratteristica principale del disturbo alimentare.

I genitori devono insistere quotidianamente per una soluzione come coppia genitoriale, non come singolo genitore, magari in disaccordo con l'altro. I genitori infatti spesso si sentono travolti dalla malattia: si entra in crisi, ci si sente impotenti, incapaci, in colpa. Istintivamente viene da pensare: "Cosa ho sbagliato? Cosa sbaglio?". 

Prima si interviene e piú facilmente il disturbo è curabile. Il disturbo non è quello che si vede nel corpo ma sta nell'ossessione. Prima si interviene sull'ossessione, sulla preoccupazione intensa sul peso e sulle forme corporee e piú é facile portarle fuori da questo disturbo. 

Se siete genitori e vi chiedete cosa fare, dovete capire quando siete sulla strada giusta e quando no, e se state combattendo bene o male contro la malattia di vostra figlia. I trattamenti sono lunghi. Non bisogna scoraggiarsi. I risultati arrivano, ma ci vuole tempo.

Esistono per questo "ospedali a forma di casa" come Palazzo Francisci, specializzati nel disturbo del comportamento alimentare. C'é un grande giardino, affaccia su una strada alberata. Non ci sono rumori se non gli uccellini. É una residenza di campagna. Non c'è nulla che faccia pensare ad un centro di cura. Le ragazze, oltre a seguire terapie individuali e di gruppo, passano del tempo insieme, arredano le stanze. Possono manifestare il disagio e l'allegria, la cupezza e l'entusiasmo. Proprio quello che a loro serve.

Se non avete un Palazzo Francisci vicino, un'alternativa praticabile é la Terapia Familiare. Questa forma d'intervento tratta la ragazza nel suo contesto familiare, piuttosto che isolata. Il principio della terapia familiare è che le relazioni significative della sua vita, si possono considerare come parte della sua mente. Per far questo peró dovete essere disposti voi per primi ad ammettere di avere un problema e di mettervi in gioco per vostra figlia. Siete disposti a questo?

Francesco Santini, Psicologo. Studio a Castiglion Fiorentino (Arezzo) in Corso Italia, 42. Per appuntamento chiamare il +39 351 575 2072